Minutillo (ISS): “Persone con comportamento problematico preferiscono giocare lontano da casa”
(Da Agimeg.it)
“Nelle attività di gioco d’azzardo sono due le componenti importanti: il caso che è predominante sull’abilità e l’investimento di denaro. Invece, sono definite attività di gaming dove la componente del divertimento è primaria e anche l’esercizio delle abilità è predominante rispetto al caso. Ad esempio, il gioco ‘Candy Crush’ spiega come sia labile il confine tra gaming e gioco d’azzardo poiché in questo caso la caratteristica dell’abilità non è molto sviluppata e vengono offerte nuove vite per continuare a giocare dietro pagamento”. È quanto ha affermato la ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, Adele Minutillo, durante il convegno tenutosi all’Università di Salerno.
“Le ricerche che ho raccolto sono basate sulle revisioni sistematiche e ci dicono che nel mondo i giocatori d’azzardo sono tra lo 0,12% e il 5,8%, mentre in Europa è tra lo 0,12% e 3,4%. Leggendo questi numeri si potrebbe pensare che l’Italia sia in linea con questi numeri, ma ciò che va notato è che questi numeri variano anche per il tipo di campione utilizzato. Ad esempio, per quanto riguarda i giovani nel mondo i giocatori d’azzardo varia tra lo 0,2% e il 12,3%. Alcune ricerche, inoltre, dimostrano che il gioco online potrebbe spingere le persone a sviluppare più frequentemente dei comportamenti problematici per alcune delle sue caratteristiche intrinseche come la possibilità di giocare h24, di isolazione e di avere una vincita immediata. I giocatori d’azzardo online nel mondo variano tra l’85 e il 16%, mentre tra gli adolescenti uno studio del 2020 aveva dato una variazione tra il 5% e il 15%. Forchette così ampie avvengono poiché vengono utilizzati strumenti diversi e costrutti da indagare differenti”, prosegue Minutillo.
“In Italia sono stati condotti due studi. Il primo risale al 2016 e ci diceva che la prevalenza dei giovani giocatori online era pari al 15%, mentre nello studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità non abbiamo trovato riscontro su questa prevalenza elevata, ma abbiamo visto che era il 3,8% di giovani giocatori tra i 14 e 17 anni era anche un giocatore d’azzardo online. Attenzione: questo è un dato importante perché il gioco è vietato ai minori e quindi non dovrebbero avere accesso ai canali di gioco online. In questo studio, abbiamo intervistato 12mila adulti e 18mila ragazzi tra i 14 e i 17 anni. La maggior parte non gioca d’azzardo, mentre c’è una parte degli intervistati adulti che ha praticato attività di gioco d’azzardo. Nella ricerca, per definizione, è giocatore d’azzardo colui che ha praticato questa attività negli ultimi 12 mesi. In questo stesso calderone va a finire anche chi è un giocatore problematico, quindi bisogna saper leggere i dati che emergono da questo tipo di ricerche. In questa intervista, abbiamo visto che 1,5 milioni di persone hanno un comportamento problematico di gioco. Quest’ultimo dato è importante poiché le persone che afferiscono ai servizi sono molte meno e, quindi, vi un sommerso che ancora non conosciamo tanto”, afferma la ricercatrice dell’ISS.
“Tra i ragazzi, il 70% non ha mai giocato, mentre il 29% ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno e di questi circa il 3% si è rivelato avere un comportamento problematico. 69mila ragazzi hanno reso il gioco d’azzardo come l’attività predominante di vita a discapito di tutti gli altri aspetti”.
“Dove vanno a giocare? Tra gli adulti solo una piccola parte si è dedicata ad attività di gioco online, tra i ragazzi la percentuale sale circa al 20-21% anche grazie alle abitudini dell’uso comune di internet. In entrambi i casi i giocatori problematici sono maschi e risiedono al Sud tendenzialmente. Per gli adulti il motivo per il quale hanno iniziato a giocare è la vincita semplice, mentre per i ragazzi prevale l’imitazione di tale comportamento da parte di altri. Quello che ci ha colpito, a prescindere dalla profilazione, le motivazioni tra le più dichiarate sono la curiosità e il divertimento”.
“Quali sono i luoghi di gioco preferiti? Le persone che hanno un comportamento problematico preferiscono giocare in luoghi lontani da casa per essere lontani da occhi indiscreti e magari quel posto è ritenuto fortunato. È molto spesso importante la presenza della sala fumatori e questo conferma che spesso la dipendenza da gioco è accompagnata da altre dipendenze. Tra i ragazzi, segnalo che il 33% di quelli problematici sceglie il luogo dove non chiedono documenti”.
“In questo momento sono in corso studi che stanno indagando sulla possibile relazione tra le attività di gioco d’azzardo e di gaming. È proprio questo di cui mi occupo, soprattutto per le implicazioni in termini di salute che questo tipo di comportamento potrebbe avere e poi le ricadute sul nostro sistema sanitario nazionale, questo perché chi è affetto da disturbi come la dipendenza da gioco si può risolvere al SerD con spese totalmente a carico dello Stato”.
“Non avere dei criteri di individuazione precisi ha causato una serie di problemi, perché le prevalenze riscontrate sono falsate dalla mancanza di condivisione di contenuto su quello che io intendo come attività di gaming. I dati potrebbero venir fuori molto diversamente a seconda del tipo di costrutto utilizzato, di campione e di strumento. Quindi bisogna fare attenzione a diffondere dati in questo senso. In Europa, ad esempio, c’è una revisione sistematica che dice che c’è una prevalenza di giocatori problematici online che varia tra lo 0,7% e il 27%. Ovviamente è una forbice enorme, ma la conclusione è la necessarietà di approfondire gli studi perché non c’è condivisione di strumenti utilizzati”.
“Uno studio condotto da noi nel 2018 su 20mila utenti di internet, quindi persone che lo utilizzavano per varie attività tra cui gioco d’azzardo e gaming. Abbiamo confrontato le loro risposte su uno strumento che rileva la problematicità del comportamento e tra chi esercitava solamente attività d’azzardo il 24% aveva sviluppato un comportamento problematico, mentre tra coloro che avevano praticato esclusivamente attività di gaming pagando però delle somme per progredire più velocemente dei giochi la percentuale sale al 25%. La cosa curiosa però è che chi aveva praticato entrambe le attività il 42% aveva sviluppato un comportamento problematico“.
“In tempo di Covid abbiamo svolto una nuova ricerca su 6mila persone e una piccola parte era già giocatore d’azzardo (16,3%), mentre il 9,7% del campione ci ha dichiarato di aver iniziato a giocare proprio durante il lockdown. Tra coloro che erano già giocatori, circa la metà ha continuato a giocare”, conclude Minutillo.